mercoledì 23 febbraio 2011

LABORATORIO GIARDINO: Cos'è un attore quando non ha con sé uno spettacolo?


Dopo un lungo periodo di pausa, riprende sul Blog la ricerca del Laboratorio Giardino. Il laboratorio-giardino per i teatri di nuova generazione è un percorso di formazione dello spettatore giunto al secondo anno di attività. Esso è costituito da un gruppo scelto di spettatori e artisti e nasce con l’obiettivo di recuperare le peculiarità, particolari e universali, del linguaggio teatrale e di proteggerlo dalla tendenza omologante e globalizzante dei nostri tempi, che tutto uniforma e indirizza. Nel primo anno il processo di ridefinizione dei significati, dei modi e delle funzioni del teatro si è prevalentemente basato sulla produzione di domande a cui sì è tentato di produrre delle risposte, a titolo individuale e a seguito di un lavoro esperienziale fondato su un’ampia analisi del linguaggio teatrale, su esercitazioni sceniche, su interviste e letture di saggi sul teatro. Porsi domande sul teatro è significato problematizzare l’argomento e questo è stato utile anche per tutelare nei partecipanti il bisogno sociale e personale di diversità e complessità. In questo “anno secondo” del Laboratorio Giardino il lavoro di formazione dello spettatore prosegue il cammino sviluppando la ricerca che ha caratterizzato il precedente percorso, creando eventi culturali, stabilendo momenti di studio e di confronto. In particolare, s’intende stabilire dei contatti e dei confronti con attività di formazione dello spettatore di altre regioni italiane, vedere documenti video sulle maggiori compagnie del teatro mondiale, produrre delle minitesi monografiche su alcuni tra i più importanti autori, registi, attori, scenografi, costumisti del teatro mondiale, creare un evento culturale da realizzare nell’ambito della giornata mondiale della poesia e nel quale coinvolgere artisti e realtà teatrali, riprendere e sviluppare alcuni degli esiti scenici del precedente percorso, realizzare una pubblicazione sulla ricerca sul teatro svolta nell’ambito del laboratorio.
La ricerca sul blog è cominciata con una domanda: “Cos’è il teatro?” e prosegue ancora con una domanda: "Cos'è un attore quando non ha con sé uno spettacolo?" Tale domanda è stata posta dal regista Eugenio Barba durante il soggiorno dell'Odin Teatret in alcuni piccolissimi paesi dell'Italia meridionale. A questa domanda, la terza, chiedo di offrire una risposta, pubblicabile su questo blog da chiunque desideri partecipare al processo di ridefinizione e rivalutazione del teatro. Infine, ritengo interessante pubblicare una sequenza di domande sul teatro, elaborata nel 1963 dell’attore, regista e pittore statunitense Julian Beck e proposta nel Laboratorio Giardino dalla nostra preziosa ninfea, Sabrina.

Andrea Meloni

domande 1963.
finisco con domande perché non ho risposte

questa è la terza delle tre trasmissioni sulla vita del teatro effettuate alla stazione wbai new york city

qual è la differenza tra domande e risposte?
le domande di Amleto sono la sua gloria o la sua tragedia?
perché vai a teatro?
è importante andare a teatro?
è importante leggere?
la gente che va a teatro è differente dalla gente che non ci va?
cosa ti succede quando vai a teatro?
quando lasci il teatro sei cambiato; cioè, siccome vieni
cambiato da ogni attimo di esperienza, dopo tre ore
sei naturalmente diverso, ma intendo trasformato
in maniera attiva?
vuoi essere cambiato attivamente?
sei soddisfatto?
è bene cambiare?
c’è qualcosa di sufficiente?
di cosa sto parlando?
vai a teatro per avere delle risposte?
hai nessuna domanda?
quanto è lunga una vita?
ti importa quel che sta succedendo?
ti importa quanto viviamo?
ti importa come viviamo?
perché sto facendo queste domande semplici che ognuno dovrebbe porsi continuamente; è perché credo che tu non te le poni?
cosa ci sta succedendo?
cosa succede a teatro?
vai a teatro per scoprire qualcosa della vita?
è più facile osservare la vita in teatro o per strada?
hai provato gioia a teatro?
hai provato gioia per strada?
cosa ti piace?
provi impressioni sensuali a teatro?
vai a teatro per avere stimoli sessuali?
ti piace strofinarti alla persona accanto?
vai a teatro per degli esercizi intellettuali?
vai a teatro per sapere se hanno scoperto cosa sta succedendo?
vai a teatro perché forse possono darti la verità?
è verità ogni cosa che esiste?
sono verità i giornali?
gli autori teatrali registrano la verità meglio dei giornalisti?
i giornali mentono, gli autori mentono, gli attori mentono?
mentono deliberatamente gli autori, gli editori, gli attori?
vai a teatro per vedere quanto abilmente un attore si possa mascherare in un altro?
pensi che gli attori debbano provare a impersonificare
l’esistenza perfetta?
cos’è l’esistenza perfetta?
può un attore mostrarti l’esistenza perfetta?
può un attore mostrare l’esistenza perfetta solo quando recita il Faust?
cos’è l’intuito?
lo usi il tuo intuito?
è facile fare domande?
cosa disse Aristotele a proposito della catarsi?
vai a teatro per purificarti?
ricordi di essere mai stato purificato a teatro?
vai a teatro con attesa e speranza?
il teatro è un sistema per imparare cose che non conosci?
a cosa serve imparare?
sei sicuro di ogni risposta?
tutte le cose sono uguali?
c’è qualcosa che abbia valore?
è giusto uccidere talvolta?
che differenza c’è tra un elefante e un fazzoletto?
uccidi qualcuno per difendere la tua proprietà?
metteresti qualcuno in prigione?
prendi in giro gli omosessuali?
pensi che i neri siano un tantino inferiori?
pensi che i bianchi stiano decadendo fisicamente e mentalmente?
dici bugie?
quante volte menti al giorno?
pensi di dover mentire per andare avanti nel mondo?
sei soddisfatto, domando di nuovo?
ti soddisfa qualunque cosa?
hai rapporti sessuali soddisfacenti?
voglio dire, ti piace quando li hai?
ne hai abbastanza?
sai come amare?
ami?
sei amato?
sai come odiare?
odî?
perché per quanto ami il piacere, preferisco un teatro
disturbante a un teatro piacevole?
chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? (Gauguin)
chi sono i tre con brillanti negli occhi che fanno smorfie fra le nostre ombre private? (Barker)
dobbiamo amarci o morire? (Auden)
qual è il dilemma? Shakespeare. (Stein)
lo sai che ho raggiunto le mie budella e le ho sparpagliate per la scena in forma di domande?
lo sai che non so cos’altro fare?
lo sai che ho bisogno di te e sto morendo e morirò senza di te?
cos’è utile?
cos’è una buona domanda?
qual è il metodo per trovare risposte?
chi abbatterà i muri delle prigioni?
qual è la strada?
qual è la relazione tra attore e spettatore?
cos’è la dizione?
qual è la ricerca importante?
abbiamo tempo per fare tutte le domande?
quali vuoi fare?
vuoi farle ora?
cosa abbiamo bisogno?
come possiamo ottenerlo?
come possiamo metterci in contatto uno con l’altro?
come farlo avvenire?
come possiamo fare un teatro che faccia l’amore, l’amore ora?
come possiamo fare un teatro che valga la vita dei suoi spettatori?
come possiamo fare un teatro quando non abbiamo alcuna risposta ma solo vaghi accenni su come porre domande?

Finisco con domande perché non ho risposte
ma quel che voglio sono risposte

Julian Beck

7 Commenti:

Blogger Nico ha detto...

Accolgo la nuova e vecchia domanda del Giardiniere Guida nel Giardino per il Giardino.
La accolgo fiducioso che la mia risposta, di cui non ho chiari i contorni ora che scrivo, è dentro la riflessione iniziata nella lettura della serie di domande di Beck.
E proprio con una serie di domande spontanee vorrei iniziare sinceramente cercando di provare ad imitare, per fare un esercizio, il senso della Serie proposta in lettura al fine di trovare la vera risposta dentro di me dopo o nell'aver scritto:

Perché sto qui a scrivere anzi che lavorare?
Perché mi leggi?
Perché talvolta si pensa di pensare troppo?
Perché amo mio figlio più di qualunque altra persona?
Perché ambisco ad amare le persone come mio figlio?
Dove mangerò stasera?
Dove crede di vivere mio figlio?
Dove cerca le informazioni che gli servono?
Dove sono le persone che ho amato come mio figlio e che sono morte?
Come starò la prossima volta che morirà una persona che amo?
Come starò quando starò per morire?
Come è un mattino di bella giornata ai Caraibi?
Come è un mattino di brutta giornata a Baghdad?
Come è il teatro in Afghanistan?
Cosa pregano i condannati a morte?
Cosa proverei ad uccidere qualcuno?
Perché sento che non sono più spontaneo?
Cosa è il rosso?
Perché il sangue è rosso?
Dove è la gioia infinita?
Esiste la gioia infinita?
Perché odiamo?
Quando godiamo ad odiare?
Quanto godiamo ad odiare?

Sento di dovermi interrompere.
Ho assolto alla necessità di scrivere dopo aver accolto la lettura indotta, ma non mi sento diverso come altre volte dopo aver sentito il tempo scorrere nell’aver fatto un’azione in quanto causa. Intellettualmente, si, sento di aver messo una causa, ma emotivamente sono sospeso nel vuoto. Il vuoto è la condizione migliore che sento dover esprimere nel descrivere questo momento.
Il vuoto non è sempre da riempire. Il vuoto è ricchezza potenziale non solo per la possibilità di essere riempito ma anche per la possibilità di vertigine epicurea che può essere provata. Per la paura atavica che può far affrontare. Per la musicalità interna del suono della sua parola. Vuoto, quoto, ruoto, puoto,nuoto.
La musica comunica le vere intenzioni?

Per favore se mi hai letto sino a qua ascolta immediatamente un pezzo di “piano solo” a te caro alla fine della lettura e dimmi, quando mi incontrerai, che cosa hai provato ascoltandolo.
Se non lo vuoi fare non cercare di capire ciò che ho scritto, se ti piace o ti disturba. Tanto non lo vuoi davvero. La tua indifferenza, inconscia ma reale a me non turba. Io sto cercando veramente di capirti, chiunque tu sia. E ti seguirò tuo malgrado.
Potrei amarti come mio figlio ma non vorrei odiarti come ho odiato sin ora persone nella vita. Anche se non sono mai stato veramente una persona che odia facilmente o intensamente,
non voglio più odiare.
Devo cercare di parlare bene e non dire parolacce. Ho debolezze, ma ho la forza di tutti e con gli altri posso manifestarla in questo mondo uguale per tutti.
Nicola -Cristallo d'Acqua in terra fecondata-

1 marzo 2011 alle ore 18:07  
Anonymous Ivana ha detto...

ATTORE, dal latino actore(m), da agere 'fare'.
SPETTACOLO, dal latino spectaculu(m), da spectare (osservare).
Va da sé che se il FARE di un ATTORE non è OSSERVATO da qualcuno nello SPETTACOLO non ha senso il suo esistere.

28 marzo 2011 alle ore 10:02  
Blogger Nico ha detto...

Se il fare di un attore non ha senso di esistere che nello spettacolo, la società nel quale lo spettacolo dovrebbe andare in scena offre un orizzonte di benessere malato per la maggior parte dei suoi componenti.
Se l'attore capisce questo e lo interpreta nel suo lavoro, anche senza uno spettacolo, la sua azione esiste a scapito delle previsioni scientifiche o sociologiche. La sua presenza e la sua funzione diventano, così, humus vitale per una società con un orizzonte di benessere costruttivo e felice per tutti.
Allora il Teatro diventa Vita e la Vita si nutre del Teatro.

14 aprile 2011 alle ore 14:45  
Blogger Fondazione Istituto Dramma Popolare ha detto...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

4 maggio 2011 alle ore 11:35  
Blogger Fondazione Istituto Dramma Popolare ha detto...

Salve, siamo una Fondazione teatrale, abbiamo appena creato il nostro blog. Se vi interessa, questo è il link:

http://drammapopolare.blogspot.com/

Fondazione Istituto Dramma Popolare

4 maggio 2011 alle ore 11:38  
Anonymous Anonimo ha detto...

Salve, io ho acquistato 2 biglietti per l' AIDA all' arena di Verona il 30 giugno 2011...purtroppo però non potrò andare e cerco qualcuno che sia interessato.
Grazie ancora delfino1989@hotmail.com

13 giugno 2011 alle ore 15:52  
Anonymous Anonimo ha detto...

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