domenica 17 gennaio 2010

LABORATORIO-GIARDINO: A cosa serve il teatro?


Il laboratorio-giardino per i teatri di nuova generazione può essere paragonato a un organismo vivente giunto al suo terzo mese di vita (la durata di una stagione). Esso, per quanto giovane, ha già sviluppato un ritmo, un respiro e una forma in costante variazione. In breve tempo ha attraversato diverse fasi vitali, palesi o nascoste; morte, rinascita, armonia, caos, coesione, frammentazione. Per prendersi cura o partecipare alla vita del laboratorio-giardino occorre dare un nome e un significato ai vari momenti della sua esistenza, accettare ogni istante, anche i più difficili, come parte inevitabile e necessaria del suo processo vitale. Il nostro laboratorio, come metafora del giardino, è esposto alle stagioni, al freddo, al caldo, al vento, al ghiaccio, alla grandine, alle neve, alla pioggia, al sole, agli insetti che ne insidiano le piante, alle erbacce che ne insidiano il terreno, agli uccelli che ne divorano la frutta. Il giardiniere conosce tutto questo, lo accetta e per ogni situazione valuta cosa fare e non fare. L’obiettivo principale del nostro laboratorio-giardino è di sostenere un processo di domande, di confronto e di ricerca sull’attualità e sulla necessità del teatro. In questo senso finora ci siamo domandati cosa sia il teatro e a questa domanda ognuno ha formulato una o più risposte. Nessuna di queste, sappiamo bene, è la verità assoluta. Porsi domande sul teatro ci interessa al solo scopo di tenere viva la fiamma di un processo culturale che ai nostri occhi rischiari il teatro stesso, che ci aiuti a comprenderlo meglio come spettatori e come artisti, capaci di partecipare attivamente alla vita culturale del nostro tempo. Il teatro, essendo un linguaggio artistico, per sua natura è indisciplinato, appartiene al caos ed è impossibile, oltreché inutile, ordinarlo, definirlo, metterlo a norma; il nostro laboratorio-giardino ha dunque il compito di recuperare le peculiarità particolari e universali del teatro, di proteggerlo dalla tendenza omologante e globalizzante dei nostri tempi che tutto uniforma e indirizza. Porsi domande sul teatro significa problematizzare l’argomento e questo è un modo per tutelare in noi il bisogno sociale e personale di diversità e complessità.
A questo punto del nostro percorso vi pongo una nuova domanda:
- A cosa serve il teatro? -

Andrea Meloni

15 Commenti:

Anonymous Nico ha detto...

A che cosa serve il teatro
Può essere una domanda?
In questo caso credo che per rispondere bisognerebbe prima chiarire, in veste di fondamenti, cosa è la natura e cosa l’umanità. Chiarito questo, e do tutto per scontato, nonché “accettato” tutto ciò che ha detto il maestro (che non è esattamente di estrazione Zen e candu chistionara ndi narara), io proverei a proporre che è la celebrazione ordinata del caos che crea l’arte. Al contrario della scienza non è misurabile con l’entropia, e questo ci tenevo a dirlo.
Nico

21 gennaio 2010 alle ore 09:53  
Anonymous Anonymous ha detto...

risposta del giorno nr.01/amilga:

il teatro serve per:
- trovare il coraggio di esistere
- dimostrare il coraggio di esistere
- verificare l'effetto prodotto dalla propria esistenza
- incoraggiare il pubblico a raggiungerci sul palco della vita
- indicare agli osservanti il percorso per trovare il coraggio di esistere
- per sfida.

22 gennaio 2010 alle ore 17:04  
Anonymous abhik ha detto...

il teatro serve per trasmettere è trasformare in poesia ,emozioni, sensazioni, percezioni di esperienze di vita ,da potter condividere col pubblico.abhik

24 gennaio 2010 alle ore 00:17  
Anonymous Anonymous ha detto...

IL TEATRO SERVE! a creare il caos…. non è detto che crei malessere, è la condizione che a me dà la spinta.. mi fa stare sostanzialmente bene!E’ TERAPEUTICO
E come terapia è efficace,poiché parte dalla periferia. Il ME visibile.

E’ un pò come giocare a freccette, mi permette di vedere dalla giusta distanza ,ed è più semplice arrivare al centro…. È come avere un’ amplificatore per l’inconscio.
Tra l’altro il teatro(questo teatro) serve a riconsiderare il valore del DUBBIO.
I L TEATRO SERVE!
Disintegra, rigenera, rinnova, è il motore che traina…. è l'anima senza tempo.. certo.
AD UNA CONDIZIONE,
STAR FEDELE AL DUBBIO…..INFEDELE ALLE CERTEZZE…
IL TEATRO SERVE! A darmi il permesso di cambiare,sperimentare,ritornare indietro… rivedere,in un gioco infinito,mi cullo nella certezza che: l’unica cosa che non cambia è il cambiamento.

5 febbraio 2010 alle ore 12:38  
Anonymous Marilena ha detto...

Sia che si sia spettatore o artista il teatro serve e permette di staccare la spina dalla quotidianità,entrare in una dimensione altra che può metterti in contatto con la tua interiorità e aiutarti a stare nel movimento.
Marilena

9 febbraio 2010 alle ore 12:12  
Anonymous Nico ha detto...

il teatro può anche "non servire", ma in quel caso è la società che sta messa davvero male............

10 febbraio 2010 alle ore 15:20  
Anonymous amilga ha detto...

può essere -invece- che il teatro aiuti a vedere meglio, a prendere il sapore della quotidianità?
siamo forse tanto impegnati a correre cercando di stare a galla per sopravvivere che non ci rendiamo conto del valore delle cose?

pertanto, il teatro, può servire a riprendere il contatto con la realtà, anzichè distaccarcene o creare un rifugio, un nascondiglio per sfuggire allo stress della vita della quale non ci sentiamo protagonisti ma semplici comparse?

può essere che -invece- il teatro ci consenta di tornare a rapportarci con gli altri (siano essi pubblico o compagni di volo) in maniera sana e propositiva, ovvero che proponga soluzioni per ritrovare quella dimensione (nella dimensione del gioco) che è la vita?

amilga

15 febbraio 2010 alle ore 15:23  
Anonymous Nico ha detto...

può essere o non può essere
questo è il vantaggio.
se il teatro servisse o non servisse a tutte le cose che sin ora abbiamo ricordato,
per il solo fatto di aver pensato profondamente alla "sua funzione",
già è più "forte", del mondo,
la "nostra visione".

16 febbraio 2010 alle ore 09:18  
Anonymous Ivana ha detto...

..a cosa serve il teatro? ..a dare respiro all’anima.. non solo a quella personale, ma anche a quella universale che tutti/o avvolge e contiene come una madre amorevole.. crea un’alchimia profonda, intensa che smuove cielo e terra.. i confini si abbattono.. ed attore e spettatore sono uniti, anche se per fugaci istanti, in un intimo abbraccio che sa d’eternità..

24 febbraio 2010 alle ore 11:54  
Anonymous Anonymous ha detto...

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11 maggio 2010 alle ore 16:17  
Anonymous sabrina ha detto...

il giardino è prossimo alla raccolta e mi sento come piccolo seme che, caduto fuori da terreno molle pronto, finendo in spazio ombroso dove l'acqua abbondante veniva assorbita a piccole gocce,sta appena germogliando. infatti solo ora proverò a dire della prima domanda "cos'è il teatro".
è il luogo dove la conoscenza e la bellezza, che sono strade dell'anima, dovrebbero sempre essere compagne del nostro quotidiano teatrale. è il luogo dove la necessità dell'uomo di unirsi in comunità, si traduce nel dar vita ad una compagnia che dovrebbe nella sua ricerca infinita, percorrere le sette valli di cui parla il poeta Attar per arrivare finalmente a contemplare simorgh, che altro non è che la scintilla divina che ognuno ha in se stesso, annullando il proprio ego nel tentativo di fondersi al divino; mi aiuteranno le parole del poeta, ad esprire meglio a cosa siamo chiamati noi che vorremmo essere artisti:
Una notte le falene si unirono in convivio, a cercare la via per riunirsi alla candela.
Dissero: troviamo chi ci dia notizie dell’oggetto della nostra ricerca e brama.
Una falena andò a un castello lontano e là dentro colse la luce della candela.
Ritornata riportò il suo resoconto: descrisse la candela con la sua intelligenza.
Ma la prudente, a capo del convivio, disse che quella nulla sapeva della candela.
Un’altra allora andò a passare ov’era la candela e se ne avvicinò.
Con le ali toccò l’alone della sua brama, ma la candela ebbe vittoria, ed essa scorno.
Anch’essa ritornò e disse qualcosa del segreto, spiegò un po’ l’unione alla candela.
Ma la prudente disse: la spiegazione non è migliore di quella della tua compagna.
Un’altra si levò ebbra d’ebbrezza, andò a gettarsi sul fuoco con violenza.
Lanciata sulle zampe, tesa verso il fuoco: in esso si perdeva e, con gioia, accomunava.
Abbracciata in tutto al fuoco, le membra tutte rosse come fuoco.
La prudente da lontano vide la candela che a sé l’aveva immedesimata, lo stesso colore della luce.
Disse allora: quella falena ha compreso ciò che si voleva, ma solo lei comprende, e questo è tutto!
ecco questo credo sia il teatro, il luogo dell'assoluto, inteso come manifestarsi di atti volontari liberi e incondizionati.

24 maggio 2010 alle ore 01:17  
Anonymous Anonymous ha detto...

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

24 maggio 2010 alle ore 02:00  
Anonymous Anonymous ha detto...

Il giardino è prossimo alla raccolta ed io mi sento come piccolo seme che, caduto distante da terreno molle pronto, in angolo ombroso, dove l’abbondante pioggia veniva assorbita a piccole gocce, sta appena germogliando. Così mi ritrovo ancora a provare a ragionare e a dire circa la prima domanda “cos’è il teatro”. Il teatro è il luogo dove la conoscenza e la bellezza, che sono strade dell’anima, debbono essere nostre quotidiane compagne. Il luogo dove, ascoltando la necessità dell’uomo di vivere in comunità, si crea una compagnia che dovrebbe, nella sua ricerca infinita, attraversare le Sette Valli del poeta Attar, per arrivare finalmente a contemplare Simorgh, scintilla divina che è in noi stessi, annichilendo il proprio ego per permettere la totale fusione con il divino. Userò le parole del poeta per esprimere agevolmente il mio pensiero:
Una notte le falene si unirono in convivio, a cercare la via per riunirsi alla candela.
Dissero: troviamo chi ci dia notizie dell’oggetto della nostra ricerca e brama.
Una falena andò a un castello lontano e là dentro colse la luce della candela.
Ritornata riportò il suo resoconto: descrisse la candela con la sua intelligenza.
Ma la prudente, a capo del convivio, disse che quella nulla sapeva della candela.
Un’altra allora andò a passare ov’era la candela e se ne avvicinò.
Con le ali toccò l’alone della sua brama, ma la candela ebbe vittoria, ed essa scorno.
Anch’essa ritornò e disse qualcosa del segreto, spiegò un po’ l’unione alla candela.
Ma la prudente disse: la spiegazione non è migliore di quella della tua compagna.
Un’altra si levò ebbra d’ebbrezza, andò a gettarsi sul fuoco con violenza.
Lanciata sulle zampe, tesa verso il fuoco: in esso si perdeva e, con gioia, accomunava.
Abbracciata in tutto al fuoco, le membra tutte rosse come fuoco.
La prudente da lontano vide la candela che a sé l’aveva immedesimata, lo stesso colore della luce.
Disse allora: quella falena ha compreso ciò che si voleva, ma solo lei comprende, e questo è tutto!
ecco questo è il teatro, il luogo dell’assoluto , manifestazione di atti volontari, liberi e incondizionati.

sabrina

25 maggio 2010 alle ore 14:16  
Anonymous Marilena ha detto...

Dopo tanti mesi di lavoro con il laboratorio giardino credo che il teatro serve a conoscere e conoscersi, stare insieme agli altri rispettandosi a vicenda, sostenendosi, crescendo insieme
Marilena

25 maggio 2010 alle ore 22:40  
Blogger Nico ha detto...

Giardino,
che fiorisci nel caldo
prospetti futuro
di alternanza
nelle stagioni
belle.

In Me
desiderio di vivere
in armonia.

14 giugno 2010 alle ore 09:58  

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