domenica 8 novembre 2009

LABORATORIO-GIARDINO per i teatri di nuova generazione


Con questo 2009 sono 18 anni che faccio il mestiere dell’attore e sento un gran bisogno di celebrare la mia matura età professionale dedicandomi al teatro con rinnovato spirito di passione, di ricerca e di servizio. Dedicarmi al Teatro, con particolare riferimento a quello contemporaneo, per me è come occuparmi di un giardino, un giardino del mondo, purtroppo sempre meno frequentato e non sempre capace di produrre frutti che sappiano dare alla comunità degli spettatori un nutrimento culturale profondo, diffuso. Il teatro della cosiddetta “ricerca” nella maggior parte dei casi rischia di fossilizzarsi in un’eterna incompiuta. I teatri d’avanguardia, escluse le rare “eccellenze”, confondono l’essenzialità del “teatro povero” con la sciatteria e l’approssimazione, si appoggiano a nuove drammaturgie che fanno rimpiangere i classici, procedono nel senso del progetto di produzione piuttosto che del processo creativo e, inoltre, sono molto autoreferenziali, ovvero si riferiscono a un pubblico troppo ristretto, composto da addetti ai lavori, da conoscenti e da persone con velleità artistiche che del teatro avrebbero voluto essere protagonisti piuttosto che spettatori. La stessa formazione degli attori e dei registi a volte appare scarsa, se non assente. Non si parli poi dei direttori artistici, un tempo operatori culturali, oggi trasformati dal sistema dei contributi pubblici in veri e propri manager d’azienda. E delle compagnie, che dire? Che fine hanno fatto le compagnie d’arte? Oggi è un continuo vai e vieni di scritturati a progetto e gli spettacoli nascono e muoiono in breve tempo. Se poi si entra nel merito della politica culturale messa in atto dalla Regione Sardegna, scopriamo che le cause e le responsabilità sullo stato del teatro contemporaneo si allargano a dismisura.
Ci tengo a precisare che tali valutazioni critiche non sono assolute, meriterebbero i dovuti “distinguo” e approfondimenti, e non sono finalizzate ad una mera distruzione dell’esistente (di cui, tra l’altro, faccio parte), ma semmai intendono attivare in me, per quel che mi compete, un’assunzione di responsabilità e una presa in carico d’impegni a favore del teatro da cui in questi 18 anni ho certamente ricevuto più di quanto ho dato.


Su questa assunzione di responsabilità nasce la mia proposta di LABORATORIO-GIARDINO per i teatri di nuova generazione. L’esperienza ha preso avvio al Teatro Alkestis il 19 ottobre 2009 e si concluderà il 7 giugno 2010. Il nucleo dei partecipanti è costituito da persone che a diverso titolo e in diverse fasi hanno conosciuto, stimato, stimolato e incoraggiato la mia vita teatrale. Per esse provo un sentimento di fiducia e di profonda riconoscenza, e con esse intendo effettuare un processo di sensibilizzazione al linguaggio teatrale e di formazione del pubblico.
In questo blog, saranno pubblicati i documenti che di volta in volta produrranno i partecipanti del LABORATORIO-GIARDINO e saranno graditi gli eventuali commenti e contributi di tutti i lettori.
La prima domanda che ho sottoposto ai partecipanti del LABORATORIO-GIARDINO è: Cos’è per te il teatro?
In attesa dei primi riscontri, ringrazio tutti coloro che hanno aderito e che aderiranno a questo processo di diffusione e di rinnovamento della cultura teatrale.
Andrea Meloni

29 Commenti:

Anonymous Anonymous ha detto...

Quindi c'è.
bene. spero di essere il primo commentatore del post dell'Andrea Meloni - mi si configura mentalmente (ma anche graficamente nel virtuale) così.
Abdullah mi suggerisce ma mi perdo nei passaggi di tonalità.
Cerco le idee ma mi distraggo sulle doppie delle parole delle stesse che le rappresentano.
Chissà se domani mi appariranno così; ma chi sa se domani le rileggerò....
Mah, toccherà approfondire.........
Nicola

8 novembre 2009 alle ore 22:32  
Anonymous Anonymous ha detto...

Le ho rilette.
Dunque, che cos’è il teatro?
Il TE-ATRO PER ME non è che il TE!-ALTRO-DA-ME, sicuramente disciplina artistica, che accoglie molte sorelle fondendole in una vita che inizia a comunicare con il resto da se, protagonista di personaggio non io che vivo comunque, dovunque in un altro tempo.
Ma allora il teatro è fisica. Trasformo l’universo in multiverso dove scopro altra verità che mi rivela la complessità dell’universo. E’ empirico.
Ma tutto ciò che ho scritto? E se qualcuno lo leggesse?
Allora anche teorico, enunciabile, argomentabile e dimostrabile.
Mah, ritorno alla rilettura continuamente. Non mi perdo, bene. Ma forse è arrivata l’ora di leggere Alschitz. Un saluto infine alla Compagnia. Ci arriverò? Arriverà?
Lo – Saprete - Su - Questi – Schermi – Alla - Prossima – Puntata –
E via, ci si rèimmèrge nell’identità del quotidiano universo.
Nicola

9 novembre 2009 alle ore 09:11  
Anonymous Ivana ha detto...

Teatro: deriva dal latino 'theatru(m)'che a sua volta deriva dal greco 'thèatron' e significa 'osservare', 'guardare'.
Per me il teatro è una scatola magica che racchiude tutte le arti e nella quale tutto è possibile.
Ivana

9 novembre 2009 alle ore 15:06  
Anonymous Anonymous ha detto...

Per me il Teatro è la Vita.
Di giorno in giorno entriamo e usciamo in e da ruoli diversi…
Figlia, amica, studentessa… professionista, viandante… madre, nonna, mendicante..
Tranviere, meccanico… barista, sognatore, pragmatico… bambino…
Ogni giorno albergano in noi tanti ruoli e personaggi… e ogni giorno ne incontriamo altri fuori da noi nella strada della Vita…
I pensieri che stanno “nel dietro le quinte” entrano in scena con le nostre parole e le nostre azioni…
Fotogrammi e fotogrammi di scene si susseguono… istante per istante…
La nostra Vita potrebbe essere un film, potrebbe essere una commedia… una tragedia:
lo è.
A noi divenirne consapevoli.
Entrare nel ruolo di regista,
scrivere la sceneggiatura della nostra vita, i dialoghi tra i personaggi che vivono in noi..
far sbocciare “il sogno” e renderlo realtà.
Entrare nella Scena della Vita e,
da attore e regista,
vivere le scene della Vita quotidiana con i pensieri che balenano e le sensazioni che guizzano! ...a ogni battito di ciglia!
Questa è la Vita.
Questo per me è il Teatro in cui tutti entrano:
NESSUNO ESCLUSO!

Il Teatro-La Vita è!
(..alla ricerca del Regista Perduto che vive in ognuno di noi..)

9 novembre 2009 alle ore 15:45  
Anonymous Anonymous ha detto...

Per me il Teatro è la Vita.
Di giorno in giorno entriamo e usciamo in e da ruoli diversi…
Figlia, amica, studentessa… professionista, viandante… madre, nonna, mendicante..
Tranviere, meccanico… barista, sognatore, pragmatico… bambino…
Ogni giorno albergano in noi tanti ruoli e personaggi… e ogni giorno ne incontriamo altri fuori da noi nella strada della Vita…
I pensieri che stanno “nel dietro le quinte” entrano in scena con le nostre parole e le nostre azioni…
Fotogrammi e fotogrammi di scene si susseguono… istante per istante…
La nostra Vita potrebbe essere un film, potrebbe essere una commedia… una tragedia:
lo è.
A noi divenirne consapevoli.
Entrare nel ruolo di regista,
scrivere la sceneggiatura della nostra vita, i dialoghi tra i personaggi che vivono in noi..
far sbocciare “il sogno” e renderlo realtà.
Entrare nella Scena della Vita e,
da attore e regista,
vivere le scene della Vita quotidiana con i pensieri che balenano e le sensazioni che guizzano! ...a ogni battito di ciglia!
Questa è la Vita.
Questo per me è il Teatro in cui tutti entrano:
NESSUNO ESCLUSO!

Il Teatro-La Vita è!
(..alla ricerca del Regista Perduto che vive in ognuno di noi..)

Marzia

9 novembre 2009 alle ore 15:49  
Anonymous Anonymous ha detto...

Il teatro è la mia vita.
Ogni giorno vado in scena consentendo alle creature che mi abitano di avvicendarsi in uno spazio in cui possono vedere ed essere viste, per raccontare e raccontarsi l'indicibile.
Sono storie di follia, d'amore e d'eroi, di combattimenti per la difesa di ideali, di compassione e di arroganza per i fratelli di sorte.
Mostrano i segni nel corpo e attraverso il corpo di un sentire che in altro modo non sanno dire. E i cambi di costume e di luce riflettono l'intera complessità del mio esistere.

9 novembre 2009 alle ore 17:20  
Anonymous amilga ha detto...

D'istante dal teatro una vita
una vita poltrona d'attesa
calco il palco con piede curioso
oso_

10 novembre 2009 alle ore 23:41  
Anonymous Anonymous ha detto...

il teatro è vita, la vita è teatro; cambiando l'ordine dei fattori il grano continua a crescere?
Mah, dipende se nel nuovo ordine i fattori si applicano al grano o ad altro.
Compagne/i, scusate se divago; forse sarebbe meglio divano, ma anche una pietra scaldata dal sole e forgiata dal tempo talvolta può essere seduta con immenso piacere.
Mi auguro di entrare nella giusta parte che poi mi dirà se di teatrare ne val la pena.
Come una messa per Parigi.
Ano Nimo

11 novembre 2009 alle ore 15:01  
Anonymous amilga ha detto...

Una delle forme teatrali che in Giappone vanta un'orgogliosa tradizione è il teatro No, perfezionato molti secoli fa da Zeami Motokiyo (1363-1443), un genio artistico. Il consiglio di Zeami di "non dimenticare mai la mente di un principiante" è molto famoso in Giappone.

In uno dei suoi scritti, Kakyo (Lo specchio del fiore), scrive: «Per prima cosa abbi una profonda fede in quello che il tuo maestro ti dice e serba le sue parole nel cuore».

Nel cuore del teatro No, che ha una storia di più di sei secoli, c'è un flusso incessante di indicazioni che il maestro consegna al discepolo.

:)

11 novembre 2009 alle ore 20:06  
Anonymous Anonymous ha detto...

Cacchio, la penso come Kakyo.
I dentici. UGUALE!
Smack, smack, smack. Buonasera.
Acc, dannaz, malediz.
A Nonimo

12 novembre 2009 alle ore 10:12  
Anonymous Anonymous ha detto...

Domani, ahimè, non potrò esserci.
Mi mancherà, la Compagnia, tutta ineluttabilmente.
Buon lunedi a tutti.
Ciao
Nicola

15 novembre 2009 alle ore 09:38  
Anonymous Anonymous ha detto...

.

19 novembre 2009 alle ore 14:17  
Anonymous Anonymous ha detto...

Il Teatro è essere senza veli o con veli d'arte. Non può essere scorciatoia. Teatro è una cantina vuota con anima, una foresta attraversata consapevolmente; teatro è essere altro da sè ma essendo sè. Non saltare il fossato ma attraversarlo nell'iperbole che tocca il fondo del baratro e ogni tanto lascia risalire. Spesso, troppo spesso, drammaticamente di frequente confondiamo il Teatro con l'apparire.
Simone

19 novembre 2009 alle ore 14:23  
Anonymous Anonymous ha detto...

Dulcis in fundo! Manco una volta e spunta fuori questo Simone. Ma non erano chiuse le iscrizioni? Nel giardino che ha preso? La cicala? Riportatemi alla realtà quando mi reincontrerete.
Coccinella

19 novembre 2009 alle ore 18:02  
Anonymous Anonymous ha detto...

La profonda consapevolezza, costruita per iterate sensazioni emotive, che compiendo un “lavoro” soddisfacentemente, “questo” esista per la vita e non viceversa, è un bene dell’anima.
Il teatro coltiva questo bene quando, dando un senso eterno all’effimero, permette all'essere umano di capire ciò che gli succede intorno partendo dal riconoscimento della realtà oggettiva.

24 novembre 2009 alle ore 10:36  
Anonymous Anonymous ha detto...

ciao amilga!
dov'è che ti si può vedere stasera alle 20.30? saluti
verena

1 dicembre 2009 alle ore 09:47  
Anonymous Anonymous ha detto...

Il teatro.... VIAGGIO....
Un viaggio intorno all'uomo... ai suoi dintorni e ai suoi contorni.Il corpo fisico, MERAVIGLIOSO mezzo di trasporto,mette a disposizione i SENSI, i quali permettono di esprimere- esteriorizzare i volti celati dell'anima....e l'anima finalmente liberata dà "corpo" e visibilità all'altro (noto e remoto) corpo animico... solo apparentemente sconosciuto..nessuna altra forma di ricerca mi risulta tanto autentica...nessuna esperienza così precisa, magicamente scientifica...REALE E VERA.Deva.

1 dicembre 2009 alle ore 17:24  
Anonymous Anonymous ha detto...

IL TEATRO(VIAGGIO).

Viaggio intorno all'uomo,ai suoi contorni- ai suoi dintorni.Il corpo e i suoi sensi come mezzo di trasporto,un ponte con l'altro corpo (noto e remoto)animico...
ritrovo la memoria di me, mi sento libera e armonizzata col suo"abitante"….è una straordinaria alchimia,il teatro.
Nessuna altra esperienza di ricerca che io conosca,riesce a tradurmi così istantaneamente.
Il dentro è fuori,il fuori è dentro…fluisco
PRECISA-REALE-VERA
mi fa sentire come veramente sono,chiunque io sia. AUTENTICA.
Deva

1 dicembre 2009 alle ore 17:54  
Anonymous Anonymous ha detto...

IL TEATRO(VIAGGIO).

Viaggio intorno all'uomo,ai suoi contorni- ai suoi dintorni.Il corpo e i suoi sensi come mezzo di trasporto,un ponte con l'altro corpo (noto e remoto)animico...
ritrovo la memoria di me, mi sento libera e armonizzata col suo"abitante"….è una straordinaria alchimia,il teatro.
Nessuna altra esperienza di ricerca che io conosca,riesce a tradurmi così istantaneamente.
Il dentro è fuori,il fuori è dentro…fluisco
PRECISA-REALE-VERA
mi fa sentire come veramente sono,chiunque io sia. AUTENTICA.
Deva

1 dicembre 2009 alle ore 17:54  
Anonymous Anonymous ha detto...

che cos'è per me teatro?....
a volte mi sembra come se avessimo tutti una specie di velo intorno a noi. una tenda che cresce manmano che diventiamo "adulti". ci può proteggere, ci può chiudere dentro, ci aiuta a creare un nostro immagine di questo mondo... e per me il teatro comincia proprio lì, in quel fragile momento in cui una persona alza questo velo di un'altra persona. con una storia, con parole, con movimento, con musica,con emozioni... esattamante come il sipario che si apre. ed è grazie a questo alzare del velo che ad una persona, le si apre un mondo. è sempre lo stesso mondo che vede anche attraverso il suo velo, ma senza velo è un'altra cosa, è più chiara, è diversa eppure uguale. proprio questo, per me è teatro. e il bello è che ci vogliono minimo due persone, per aprire una tale tenda. l'attore, che apre la sua, e lo spettatore che si fa aprire la sua. non funziona con una parte sola. c'è solo un essere umano in questo mondo, oltre ai bambini, che a mio parere non ha nessun velo intorno a sè, ed è il clown. lui è la realtà svelata, pura, è con la sua trasparenza riesce ad alzare i veli di tutte le persone del mondo. delle volte il velo si alza solo un'attimo, anche nella vita "quotidiana". l'altro giorno stavo osservando un collega che cercava di aprire un contenitore di plastica-non ci riusciva e disperatamente non ha mollato. io, ad un certo punto sono scoppiata dal ridere, e proprio in quel momento, in quella nostra risata si sono alzati un'attimo i nostri veli. e un momento del genere, lo definisco già teatro. ecco.
non so se mi sono fatta capire, c'è di mezzo sempre il fatto che l'italiano non è la mia lingua. ma spero che nonostante gli errori nella grammatica si capisca quello che voglio dire. in questo senso: alziamoci le tende a vicenda, evviva il teatro!
verena

3 dicembre 2009 alle ore 18:55  
Anonymous Anonymous ha detto...

"Voli imprevedibili ed ascese velocissime,
traiettorie impercettibili,
codici di geometria esistenziale"
Musica signori - venghino al teatro dell'orecchio - dove i sensi esprimono - il loro compiacimento - nel compimento soddisfacente - della loro funzione naturale.

6 dicembre 2009 alle ore 17:50  
Anonymous Nico ha detto...

Osservando e guardando il teatro credo che riuscire a "mostrarsi" e "nascondersi" sempre opportunamente, possa dare l'opportunità a chi ci riesce bene, di arricchire il teatro così come "curare" un giardino.
Forse il teatro potrebbe essere definito come "l'arte di apparire e scomparire" senza dover generare per forza magia.
Nico

10 dicembre 2009 alle ore 15:36  
Anonymous Anonymous ha detto...

per essere all'altezza del teatro
è sufficiente salire sul palco
e portarci sopra il proprio nudo cuore_


amilga

12 dicembre 2009 alle ore 16:28  
Anonymous Nico ha detto...

per "essere" all'altezza del teatro è sufficiente salire in platea o galleria per poter tirare ortaggi e verdure varie all'occorrenza, in base alla personale idea di giardino, proveniente, questa si, dal proprio nudo cuore.
per salire sul palco è necessario "avere" nozioni di giardinaggio e un "grande" cuore, comunque vestito, anche nudo quindi. E a volte non è sufficiente........


Nicola

14 dicembre 2009 alle ore 10:08  
Anonymous Ivana ha detto...

"L'eccellenza è data dalla somma del lavoro di ognuno"..queste parole sono di Makhar Vaziev, direttore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.. poco importa se si riferiscono specificatamente alla Danza perchè si sposano benissimo con il concetto di "compagnia-giardino" ed ho voluto semplicemente condividerle con voi.
Ivana

20 dicembre 2009 alle ore 13:31  
Anonymous Marilena ha detto...

Teatro
Teatro dell’anima.
Luogo dove l’anima viene messa a nudo sul palco e l’attore/educatore consente anche allo spettatore toccandogli le corde più intime di mettersi a nudo con se stesso.
Luogo in cui l’anima degli attori vola incontro all’anima degli spettatori. Energia che vola, vibra. Fili collegano Palco e Spalti ma non legano, stimolano corde sottili e leggere.
Ho l’immagine come di tanti fantasmi/anime che danzano insieme, quando le corde sono suonate nella maniera corretta. Che sinfonia! Come il volo di uno stormo in sintonia!
Marilena

30 dicembre 2009 alle ore 08:03  
Anonymous Anonymous ha detto...

a che cosa serve il teatro?

posso solo riferirmi a quanto ho già scritto: serve, come il vento che stuzzica la rondine, ad alzare i nostri veli. e perché alzare il velo? perché ci dà la possibilità di vedere il mondo in un'altro modo. in un modo più coscente, più chiaro. Il mondo non è solo ciò che vediamo. è pieno di cose invisibili, ma ben percepibili. se solo alziamo il velo. vale la pena. e se penso alla prossima domanda, cos'è l'attore senza spettacolo... sento già arrivare una mia risposta che ha sempre a che fare con il velo. col sentire i piccoli soffi, che partono da altre persone, da uno sguardo, da un'azione, da un'immagine, da una canzone, da un emozione. con il velo che dal attore forse è più leggero, si alza subito, forse non si abbassa mai più. io ci sto lavorando. perché mi sembra di vivere solo i quei momenti.

verena

9 febbraio 2010 alle ore 12:26  
Anonymous Anonymous ha detto...

per me, ora, il teatro è andare per strada e dire alla gente che sono tutti dentro a un film e non lo sanno

che vengano a teatro, per favore_

amilga

11 maggio 2010 alle ore 16:20  
Anonymous Anonymous ha detto...

il teatro è una scatola nera, con tre pareti nere, affacciata sull'abisso nero anch'esso: basta una luce e ti dirige, poi ci sono dietro le quinte e ti rendi conto ch'è tutto finto, come le tue paure_

amilg'à

17 maggio 2010 alle ore 15:36  

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